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Il ballo e il costume tabarchino

I balli, così come i costumi indossati durante le danze, sono tra le più autentiche testimonianze della cultura popolare di un territorio. A Carloforte, l’antica tradizione del ballo segue una sua personalissima coreografia, con un suo abito e un suo canto, che è un rito ancora oggi in uso.

 

Il ballo tabarchino

La coreografia del ballo è costituita da sei movimenti o parti: la scena, la riverenza, la busticca, il rondò, il coro con ballo, la scena finale. La danza, eseguita da dieci a quattordici coppie, inizia con un tempo di marcia detto “a spasso”: quattro coppie si dispongono al centro e le rimanenti sei (o otto o dieci) intorno. Dopo aver eseguito un giro completo, la marcia si arresta e tutti si dispongono in cerchio. Ogni coppia del gruppo centrale esegue per conto proprio alcune parti. Il ballerino della prima coppia, saltellando, si presenta alla dama che si trova di fronte, invitandola alla danza con un inchino, e questa, danzando con passi brevi, si riporta nel centro. Quindi il cavaliere le ruota intorno, muovendosi con le tresiñe (caratteristico intreccio dei piedi). Subito dopo entra in scena una nuova coppia, formata dal cavaliere e dalla dama di chi sta già ballando al centro. Le due coppie si tengono per mano, le donne si dispongono con la schiena rivolta verso il centro, mentre gli uomini si fronteggiano. Questa è la scena, che viene eseguita da tutte le quattro coppie del centro, e alla fine gli uomini fanno un riguardoso inchino alla propria dama, la riverenza. Gli altri, all’esterno, fanno da cornice. Segue la busticca, dove il ballo diventa più brillante e allegro, e a cui partecipano anche le coppie dell’esterno. Inizialmente gli uomini cingono la vita delle donne con il braccio destro, mentre, con la mano sinistra, tengono la loro mano destra. Poi ogni uomo cambia la propria dama con quella che segue, e così fino a compiere un giro completo, quindi ogni dama ritorna al proprio cavaliere. Segue il rondò, nel quale le coppie centrali ed esterne fanno il girotondo e tutti insieme cantano in coro muovendosi in una danza detta “ballo maltese”, entrata a far parte del ballo tabarchino in un secondo tempo. Terminata questa figura, che vede alla fine di ogni strofa incroci tra dame e cavalieri, inizia la scena finale o “gran scena”. Vi è un nuovo intreccio e passaggio tra cavalieri e dame, sia nelle coppie dell’interno che in quelle dell’esterno, fino a che le coppie originali si ricreano, e si riprende l’“a spasso” iniziale, mentre ogni uomo ringrazia la sua dama con un inchino.

Il costume tabarchino

Il costume tabarchino è simile a quello dei paesi rivieraschi della Liguria. E, al pari di questi, è semplice e sobrio come la gente dei borghi di pescatori di una volta. L’abbigliamento maschile, molto lineare, è costituito da una camicia bianca orlata di pizzo nel collo e nei polsi, che spicca su un panciotto (gipun) a quadrettini variamente e vivacemente colorato, e da una fascia rosa in raso (senta).
La giacca è in panno nero, orlata da una fettuccina rossa, e i pantaloni sono dello stesso tessuto e dello stesso colore, e leggermente corti, tali da far intravedere le calze rosse. Completa il costume un basco ugualmente nero e orlato di rosso, con sopra un simpatico pompon (pompóne). Altrettanto semplice è il costume femminile. Un corpetto aderente in fresco di lana dai colori vivaci e una gonna della stessa stoffa e dello stesso colore, lunga fino al polpaccio, formano la parte essenziale dell’abito, che viene ornato e abbellito da un grembiule, uno scialle e un copricapo (sampa), tutti finemente e riccamente ricamati con motivi floreali.

Articolo di Nicolo Capriata per la guida “Carloforte e l’Isola di San Pietro”

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