La fine di Tabarca e la fondazione di Carloforte
Nel 1741, il bey di Tunisi attaccò Tabarca, mettendo a ferro e fuoco l’isola e decretando, così, la fine di quel felice insediamento durato due secoli. Circa ottocentoquaranta schiavi furono portati a Tunisi. Centoventi furono riscattati dieci anni dopo da Carlo Emanuele III e ripararono a Carloforte, grazie all’intervento del conte di Sant’Antioco Giovanni Porcile. Trecentouno furono liberati da Carlo III di Spagna e trovarono asilo, nel 1769, su un’isola a sud di Alicante, ribattezzata Nueva Tabarca. Centotrentadue, dopo ventinove anni, nel 1770, si insediarono sull’isola di Sant’Antioco, dove si fusero con una comunità piemontese fondando Calasetta. I restanti tabarchini si dispersero lungo le coste del Mediterraneo. Perché Agostino Tagliafico scelse proprio San Pietro? La risposta si trova nella relazione nota come Relazione Tagliafico – una copia è conservata nel Museo Civico di Carloforte –, che scrisse di suo pugno nei due giorni in cui esplorò l’isola in lungo e in largo, tracciando anche la mappa che ancora desta l’ammirazione dei visitatori per il numero impressionante di dettagli con cui illustra l’isola, inclusa l’Isola Piana, l’isolotto che fronteggia l’estremità settentrionale di San Pietro. Ufficialmente, i coloni provenienti da Tabarca misero piede sulla loro nuova isola il 17 aprile del 1738 fondando Carloforte, anche se, in realtà, i lavori di costruzione della cittadella fortificata dedicata al re di Savoia, Carlo Emanuele III, erano iniziati alcuni mesi prima. I coloni, infatti, si erano momentaneamente stabiliti negli spazi della Tonnara di Portoscuso, messi a disposizione dal marchese della Guardia, l’allora proprietario. Dalle prime ore del mattino, con le loro imbarcazioni raggiungevano Carloforte, disboscando e costruendo, e la sera si rientrava. Fu così che iniziò il va e vieni tipico di quest’isola, collegata con “l’isola madre” dai battelli, prima, e dai traghetti, oggi. Ai coloni provenienti da Tabarca si aggiunsero presto famiglie che arrivavano direttamente dalla Liguria. Fu l’ingegnere regio Augusto de La Vallée a scegliere il luogo più sicuro: la collinetta a nord-ovest, su cui fece edificare il castello, la chiesa, il muro di terrapieno e le case di legno, come prime abitazioni. I nuovi venuti, carolini o carlofortini, iniziarono così a spartirsi il territorio, a praticare la pesca del corallo, delle aragoste e del tonno; nacquero i primi cantieri, furono istituiti i primi collegamenti con l’isola madre e stabiliti contatti con altri scali italiani ed esteri. Nel 1744, San Pietro venne scelta dal marsigliese Antonio Martin per ospitare quarantadue nuovi coloni, provenienti prevalentemente dalla Toscana e dalla Savoia, di cui diciotto nuclei familiari e quindici scapoli. Dopo due anni, però, di Villa Vittoria – questo il nome della colonia di cui si era tentata la fondazione – non rimaneva altro che il ricordo del suo fondatore nel nome dato alla “punta” (Punta Martin), nei pressi della ex miniera di manganese di Punta Nera.
- agosto 28, 2018
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- Storia di Carloforte
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