Le aree archeologiche dell’isola di San Pietro
Parlare di popoli antichi vissuti nell’isola di San Pietro potrebbe sembrare cosa ardua, visto che per molto tempo la storia locale ha ritenuto quasi insignificante la presenza di antiche civiltà in questo lembo di Sardegna. Da qui l’errata convinzione che l’isola sia sempre stata disabitata proprio per la posizione geografica che la esponeva di frequente ai continui agguati da parte dei corsari navigatori.
Tali ipotesi oggi sono state superate in seguito ai ritrovamenti archeologici avvenuti già nella seconda metà del 1800, agli scavi del 1961 e 1962, svolti da Ferruccio Barreca e Gennaro Pesce, e soprattutto a quelli più recenti del 2012, effettuati presso la zona del Poliambulatorio, sotto la direzione del giovane archeologo Wissam Khalil, che hanno riportato alla luce due splendide tombe fenicie. Allo stato attuale è quindi possibile confermare già nel Neolitico la presenza di insediamenti umani nel territorio di San Pietro. In alcune tombe a “tafone” sono stati rinvenuti resti di ceramica, pezzetti di selci e in particolare un antropomorfo r upestre, raffigurante una scena di caccia. Ancor più significativa è la presenza umana in epoca nuragica. Gli studi condotti in questi anni hanno confermato l’esistenza di quattro Nuraghi eretti probabilmente per scopi di carattere militaredifensivo. Altre testimonianze riconducibili a epoche successive (fenicia, punica e romana) completano il quadro archeologico. Il fascino dell’antico nell’isola di San Pietro si tinge anche d’azzurro. Come la terra, così anche il mare è stato, ed è, un importante contenitore di antichità e negli anni passati i fondali marini hanno restituito alla luce parecchi reperti. Se è vero che dal passato si costruisce il futuro, la crescita sociale, nonché economica di Carloforte, passa anche attraverso la tutela e la valorizzazione del proprio patrimonio archeologico.
Articolo di Giancarlo Lapicca e Gianni Piredda
- gennaio 13, 2019
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- Storia di Carloforte
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